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Social network ed ESTA: forse in arrivo delle novità

Posted: Aug 15, 2016

Proprio per la grande diffusione di questi strumenti, anche i settori apparentemente più lontani dalla loro contaminazione, cominciano a valutarne l’uso secondo le proprie necessità. Tra questi, la lotta contro il terrorismo e l’intento di mantenere sempre più monitorati gli ingressi in USA, stanno portando il Dipartimento di Sicurezza americano (DHS) ad escogitare metodi integrativi al fine di ottenere un controllo più serrato su chi decide di visitare gli Stati Uniti. 

Dalle ultime indagini a livello europeo sull’utilizzo dei Social Network risulta che l’Italia si attesta al quarto posto tra i maggiori frequentatori del web su queste piattaforme (solo dopo Germania, Regno Unito e Francia) con ben 22,5 milioni di utenti, dato comunque destinato a crescere. Pare che siano proprio le donne in età compresa tra i 18 e i 19 anni ad essere assidue frequentatrici dei social non professionali mentre sui social professionali l’utenza non si differisce per sesso e coinvolge maggiormente una fascia d’età compresa fra i 25 e i 34 anni. Risulta quindi evidente come le nostre vite siano ormai condizionate da queste realtà e come quest’ultime possano divenire uno strumento di approfondimento della società per diversi scopi e ragioni. I social network sono piazze virtuali, cioè dei luoghi in cui ci si ritrova condividendo con altri le proprie vite e  allargando la nostra possibilità di comunicare, anche in ambito politico e sociale, dando voce esplicitamente a ciò in cui si crede o si professa.

L’ultima novità, ancora sotto esame, è quella che riguarda la possibilità di utilizzare i profili dei social network come ulteriore elemento di investigazione ed analisi dati. Se la proposta verrà accettata, ai visitatori diretti in USA, sarà richiesto di inserire negli appositi format di richiesta dell’ESTA o nei moduli “I-94” e “I-94W”, i propri account Twitter, Facebook, Linkedin o Instagram.

Di sicuro a chiunque di noi è capitato di seguire la vita di amici e conoscenti attraverso queste piattaforme digitali e molte informazioni personali sono a portata di chiunque voglia accedervi con estrema facilità. E’ inoltre provato che gran parte della propaganda jihadista transita attraverso la rete, con messaggi scambiati tra attentatori o aspiranti tali. La Polizia, infatti, sa di non potere più ignorare questo aspetto e ha allargato le sue indagini anche su queste piattaforme. La proposta dell’organo federale di Sicurezza consiste nell’aver richiesto che i moduli obbligatori per i visitatori negli USA (ESTA, I-94 e I94W) contengano dei campi dedicati ai link dei profili social di chi li compila.

Attualmente per i visitatori appartenenti ai 38 Paesi aderenti al Visa Waiver Program (Programma senza visto) è obbligo essere in possesso di un passaporto elettronico valido e dell’autorizzazione al viaggio ESTA (Electronic System for Travel Authorization). Quest’ultima si ottiene previa compilazione di un modulo contenente informazioni personali e relative alla destinazione di viaggio. In questo modo verrebbe ad aggiungersi anche una sezione dedicata ai link dei propri social media.

Il Dipartimento di Sicurezza americano sta utilizzando il Federal Register, quotidiano ufficiale del governo USA, come piattaforma per lanciare la richiesta ai cittadini, partita il 23 giugno, che hanno 60 giorni di tempo per esaminarla ufficialmente e decidere se approvarla o rifiutarla. Il 22 agosto, infatti, scadrà il termine per apporre commenti sull’argomento che dovranno essere inviati per posta all’indirizzo riportato: se la proposta verrà approvata potremmo aspettarci questa modifica sui moduli anche a partire da settembre.

La modifica consisterebbe nell’aggiungere nei moduli da compilare il seguente campo:

 “Please enter information associated with your online presence—Provider/Platform—Social media identifier.” (it.“Si prega di inserire informazioni relative alla vostra presenza online – Piattaforma/provider – Identificazione social media”).

Secondo quanto riportato nel testo della proposta, questo sarebbe inizialmente un dato facoltativo e il suo scopo è di essere di supporto per attività investigative e per necessità di contatto con l’utente. Il dipartimento di Sicurezza Usa (DHS) infatti dichiara: “Raccogliere i dati dei social media migliorerà l’attuale processo investigativo e ci fornirà con maggiore chiarezza su possibili attività non consentite e potrà essere utilizzato dagli inquirenti per analizzare meglio ogni singolo caso”.

Appare prevedibile come una proposta del genere possa scatenare diverse polemiche che si possono riassumere in due diverse tipologie tematiche: la presunta inutilità di una informazione opzionale e l’accusa di “abuso di potere” che va a ledere la privacy dei viaggiatori.

Con la prima critica si contesta la scelta della divulgazione volontaria di queste informazioni: secondo i sostenitori di questa polemica chi avrà qualcosa da nascondere non sarà certo tra quelli che decideranno di condividere questo tipo di informazioni, ma lo faranno soltanto coloro che godono di una coscienza pulita. All’opposto si trovano invece quelli che accusano il Dipartimento di Sicurezza di compromettere in “sacrosanto” diritto alla privacy, poiché la Democrazia prevede spazi esenti dal controllo del Governo. Del resto non è ancora chiaro se le informazioni a cui potranno attingere gli investigatori saranno solo quelle pubbliche o se si potrà accedere anche a quelle private, rischiando di operare un vero e proprio “abuso di potere”.

Di sicuro l’obiettivo finale del Dipartimento della Sicurezza americano è quello di cercare di arginare il più possibile i tentativi di attentati e di assicurare un alto livello di sicurezza sia per i cittadini americani che per i visitatori. Per adesso le regole dell’ESTA rimangono le stesse e non ci resta che aspettare settembre per capire quanto di questa proposta diverrà realtà e se la nostra vita virtuale potrà divenire di dominio degli investigatori in caso di necessità. Stay tuned!

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